Un dubbio che gli operatori si trovano ad affrontare è come creare le condizioni affinché la persona stia bene nonostante la propria malattia.
In generale, si può dire che si tratta di evitare ciò che il fondatore dell'”approccio Eden” Bill Thomas chiama “disturbi dell’assistenza”: solitudine, impotenza e noia.
•Solitudine: è il dolore che proviamo quando vorremmo, ma non possiamo, condividere momenti con gli altri
•Noia: è il dolore che proviamo quando la vita di tutti i giorni diventa priva di cambiamenti e spontaneità
•Impotenza: è il dolore che proviamo quando riceviamo continuamente delle cure ma non abbiamo la possibilità di dare a nostra volta le nostre cure a qualcuno.
Una struttura residenziale dovrebbe essere vista innanzitutto come la casa dei residenti e in second’ordine come un posto di lavoro. La vita quotidiana dovrebbe essere governata dai desideri e dai bisogni dei residenti anziché da piani medici e programmi assistenziali. Una vera casa, dove i residenti riescono a far sentire il proprio volere e dove l’uguaglianza nei rapporti umani è alla base della vita di tutti i giorni. È importante concentrarsi sull’accoglienza, sulla quotidianità e sull’individualità di ciascuno.