3. In che modo la demenza incide sulla comunicazione?

Le persone con demenza incontrano diverse difficoltà nella comunicazione. I cambiamenti nella capacità di produzione e comprensione differiscono nella loro estensione e natura a seconda del tipo di demenza e dello stadio della malattia. Mentre l’esatta progressione della malattia è diversa per ogni persona, ci sono alcuni passaggi che sono comuni tra diverse condizioni e fasi.

Inizialmente, le persone con demenza hanno spesso problemi a trovare la parola giusta al momento giusto (“anomia”) e spesso usano una parola per un’altra, basandosi sulla somiglianza fonologica (cioè relativa al suono) o sulla somiglianza semantica (relativa al significato). A volte, il discorso sembra essere confuso e contiene false partenze (pause improvvise o cambi di argomento). Ciò deriva dalla difficoltà per la persona di tenere presente ciò che vuole comunicare mentre il suo pensiero cosciente lo elabora linguisticamente. La persona può sperimentare una maggiore frustrazione. Inoltre, potrebbe avere problemi nel seguire dialoghi rapidi e complessi tra più persone, specialmente se c’è rumore di fondo. Potrebbero esserci anche alcune difficoltà nella scrittura (riduplicazioni e / o omissioni di lettere, sovrapposizione e / o spaziatura di lettere all’interno della stessa parola, ecc.).

Man mano che la demenza progredisce, i problemi del linguaggio diventano più grandi e il linguaggio diventa poco chiaro. Le difficoltà a livello pragmatico e semantico aumentano considerevolmente. A questo punto il vocabolario diventa sempre più limitato. La persona ha bisogno di più tempo prima di parlare e talvolta ripete sempre la stessa parola. La persona potrebbe ricorrere a parole passe-partout (“la cosa”) o ai pronomi (“essa”), senza lasciare il modo a qualcun altro di indovinare cosa stanno cercando di comunicare, il che potrebbe causare grande frustrazione sia alla persona che ai suoi caregiver.
La persona ha difficoltà a comprendere la conversazione quotidiana e a seguire ordini complessi (ad es. “Prima di venire al tavolo, vai a lavarti le mani”) o anche più semplici. Anche la comprensione del linguaggio figurato (ad es. “mi sento giù”) è compromessa così come la comprensione dei messaggi scritti. Anche il lato espressivo della comunicazione non verbale si deteriora: i gesti che accompagnano le parole non sono sempre congruenti, la prosodia diventa monotona o talvolta non corrisponde al contenuto emotivo del messaggio. Tuttavia, la decodifica di gesti, l’intonazione della voce e le espressioni facciali degli interlocutori, in questa fase, sono ancora relativamente ben conservate.

Nelle fasi successive, le persone sembrano perdere la capacità di parlare in modo riconoscibile. La persona diventa sempre più laconica e parla solo se stimolata, con risposte spesso stereotipate. Ripete le frasi che ha sentito o che ha pronunciato (“ecolalia”). A volte la persona sussurra solo una o due sillabe. Alla fine, potrebbe solo gemere o urlare e poi diventare completamente muta. La comprensione orale è seriamente compromessa e la scrittura e la lettura non sono più accessibili. Anche la comunicazione non verbale è notevolmente ridotta: c’è inerzia motoria, il viso è privo di espressione e il contatto visivo affettivo con l’interlocutore è difficile.